Nella pineta rigogliosa verde fra le montagne rosa trovano riparo giacigli di legno giallo-castano, che colorano calore nel gelido bianco-grigiore. Ivi si inerpicano i sentieri sempre più stretti e selvaggi. Ivi salimmo, scendemmo e ci inoltrammo finché lambimmo coi passi il ciglio. Laggiù trovammo le fonti, acque sulfuree, abbandonate vicino diroccati edifici già dimenticati. Una cappella solitaria suonava i rintocchi e vegliava sui sassi... Io e te, Irene, riposati e rigenerati dalle antiche cure. Umberto F. M. Cefalà
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