Poesia – Legge a chi legge | Analisi tecnica e commento
di Umberto F. M. Cefalà
Introduzione e contesto
La poesia “Legge a chi legge” nasce in un momento di forte riflessione civica e politica, ispirata al clima del referendum costituzionale del 2016 in Italia, in cui si discuteva di riforme volte al superamento del bicameralismo paritario e alla riduzione dei costi della politica.
L’autore, Umberto F. M. Cefalà, parte da una considerazione civica per sviluppare una riflessione poetica più ampia: la natura della legge come istituzione, simbolo e limite. Attraverso la forma del sonetto, tradizionale e solenne, egli indaga la distanza tra l’ideale e la realtà, tra i princìpi morali e la loro applicazione concreta nella società moderna.
Testo della poesia
Legge a chi legge
Ogni legge è come una bandiera, che sventola tra vari ideali, è solenne, leggiadra e altera per trattare princìpi generali. Coi suoi numerosi commi spera di gestire problemi nazionali, ma resta figlia della sua Era, concepita da prìncipi morali. Dei sogni liberali si fa fiera, torva, poi, nel ringhiare ai tribunali, vendicativa, nella cronaca nera. In poco, è desueta ai sociali e per coloro non arriva a sera. L'esistenza desiste nei suoi mali. Umberto F. M. Cefalà
Analisi tecnica
La poesia è un sonetto composto da 14 endecasillabi, suddivisi in due quartine e due terzine, secondo la tradizione metrica italiana. Lo schema delle rime è ABAB ABAB CDE CDE, anche se presenta leggere variazioni ritmiche che contribuiscono alla musicalità del testo.
Il linguaggio è classico e limpido, ma il tono riflessivo e critico lo avvicina alla poesia civile contemporanea. L’autore unisce il rigore della forma chiusa del sonetto con una tematica attuale e universale: la legge come creazione umana, soggetta ai limiti del tempo e della morale.
Le principali figure retoriche presenti sono:
- Metafora: “Ogni legge è come una bandiera” identifica la legge come simbolo mutevole, sospesa tra ideali contrastanti.
- Personificazione: la legge “sventola”, “spera”, “si fa fiera”, “ringhia”, assumendo comportamenti umani che ne mettono in luce il carattere dinamico e contraddittorio.
- Antitesi: tra ideale e realtà, principio e applicazione, sottolineando il contrasto fra giustizia morale e legge scritta.
- Allitterazioni e assonanze (“leggiadra e altera”, “figlia della sua Era”) contribuiscono a rendere il ritmo armonioso e solenne.
L’uso di lessico giuridico (“commi”, “tribunali”, “cronaca nera”) incastonato in una struttura poetica classica crea un contrasto che valorizza la tensione tra norma e vita, tra l’astrazione del diritto e la concretezza dell’esperienza umana.
Temi e significato
Il tema centrale è la riflessione critica sulla legge e sulla giustizia. La legge è vista come un’istituzione nobile, ma anche fragile, perché soggetta al tempo (“figlia della sua Era”) e ai limiti della morale umana.
Il poeta mostra come le norme, pur nate da princìpi ideali, si deformino nel contatto con la realtà sociale: nei tribunali diventano “torve”, nella cronaca nera “vendicative”, fino a risultare “desuete ai sociali”, cioè incapaci di rispondere ai bisogni della collettività.
La conclusione del sonetto — “L’esistenza desiste nei suoi mali” — è una sentenza amara: la legge, nonostante le sue aspirazioni, non riesce a guarire i mali dell’uomo. La giustizia ideale resta un orizzonte irraggiungibile, e l’esistenza continua a soffrire sotto il peso delle sue contraddizioni.
Commento e interpretazione
Con “Legge a chi legge”, Umberto F. M. Cefalà costruisce un sonetto civile e filosofico, che unisce la perfezione formale della tradizione italiana con una riflessione attuale sul funzionamento dello Stato e delle istituzioni.
La legge, rappresentata come bandiera, è simbolo di ideali mutevoli: sventola nel vento dei tempi, riflettendo le tensioni politiche e morali della società. L’autore denuncia con eleganza e disincanto l’incapacità del diritto di tenere il passo con la vita reale, pur mantenendo un tono lirico e misurato.
Il sonetto si pone, dunque, come riflessione universale sulla condizione umana: ogni legge, come ogni valore umano, è destinata a invecchiare e a essere superata, ma resta testimonianza del tentativo dell’uomo di dare ordine e senso alla propria esistenza.
In questo equilibrio tra classicità formale e impegno civile, Cefalà mostra la sua capacità di fondere poesia e pensiero, restituendo alla parola poetica la funzione di critica morale e di coscienza collettiva.