Tombe Etrusche – Poesia ispirata alla necropoli di Tarquinia
di Umberto F. M. Cefalà
Contesto: Le necropoli etrusche di Tarquinia
La poesia è ispirata al sito archeologico delle Necropoli di Monterozzi, a Tarquinia, riconosciuto come patrimonio UNESCO nel 2004. Questo straordinario complesso funerario, che conserva affreschi di oltre duemila anni, racconta le abitudini e la visione ultraterrena del popolo etrusco. La poesia di Cefalà rilegge questo passato millenario attraverso una lente contemporanea, in cui la memoria, la musica e le passioni umane si fondono in un unico flusso esistenziale.
Testo della poesia
TOMBE ETRUSCHE Sulle antiche tombe le trombe suonano il jazz, intonando la divina musica. Per questo, poco è cambiato: adoperare mode moderne nel gustare le solite passioni. Come le onde si susseguono e insieme formano il mare, così le generazioni umane. Al passare simili fra loro, rendono l'immagine terrena dell'ignoto esplorato infinito. Umberto F. M. Cefalà
Analisi tecnica e commento critico
Struttura e metrica
La poesia è articolata in quattro terzine libere, che presentano uno sviluppo tematico fluido. Non segue una rigida metrica né schemi rimici canonici, in linea con la libertà espressiva della poesia contemporanea. Ogni strofa si presenta come un’unità di senso autonoma ma interconnessa alle altre da un filo conduttore concettuale: la continuità tra passato e presente.
Temi e interpretazione
La poesia apre con un’immagine sorprendente: “le trombe suonano il jazz / intonando la divina musica”. L’inserimento di un elemento moderno (jazz) in un contesto arcaico (le tombe etrusche) crea un contrasto volutamente anacronistico ma profondamente evocativo: l’uomo moderno continua a celebrare la vita attraverso riti, suoni e passioni, esattamente come gli antichi.
Il verso “Per questo, poco è cambiato” introduce il nucleo tematico: nonostante i secoli, la natura umana resta invariata nei desideri e nei rituali. Il tempo cambia gli strumenti (“mode moderne”), ma non la sostanza (“le solite passioni”).
Le due terzine successive utilizzano la metafora marina per spiegare il ciclo delle generazioni: “Come le onde si susseguono / e insieme formano il mare”. L’immagine è potente e pacata: ogni individuo è un’onda effimera, ma nel suo insieme, l’umanità è un oceano continuo.
La chiusura si fa più filosofica e toccante: “rendono l'immagine terrena / dell'ignoto esplorato infinito”. Qui, l’uomo, pur nel suo limite, riesce a dare un volto alla vastità dell’ignoto, proprio come gli etruschi con le loro pitture funerarie: segni di un desiderio eterno di comunicare con l’aldilà, di lasciare un’impronta.
Figure retoriche e stile
- Metafora: l’onda come generazione umana, il mare come umanità nel tempo.
- Analogia temporale: l’antico e il moderno vengono accostati per mostrare la persistenza delle emozioni umane.
- Ossimoro implicito: “jazz” e “tombe etrusche” suggeriscono una tensione tra tradizione e contemporaneità, risolta nell’armonia dell’arte.
- Allusione culturale: “divina musica” evoca un senso spirituale, che richiama il ruolo rituale dell’arte anche presso gli etruschi.
Conclusione
“Tombe Etrusche” è una poesia che dialoga con il passato per riflettere sull’identità dell’uomo contemporaneo. L’autore suggerisce che, nonostante la modernità delle forme, il cuore delle emozioni umane rimane lo stesso: vivere, celebrare, ricordare. Il sito archeologico di Tarquinia diventa qui simbolo della memoria collettiva, della bellezza che resiste nel tempo e dell’arte come ponte tra i mondi.