Poesia – A chi ci lascia | Analisi e commento
di Umberto F. M. Cefalà
Il Lago di Como: patrimonio naturale e culturale
Il Lago di Como, uno dei più celebri laghi prealpini italiani, ha origini antichissime. Le prime tracce umane risalgono al Paleolitico e si estendono fino all’epoca romana, confermando la sua importanza come crocevia di civiltà. Oggi il lago è considerato un patrimonio artistico e paesaggistico di inestimabile valore, tanto da essere stato definito “il lago più bello del mondo” dal quotidiano internazionale The Huffington Post.
Sulle sue rive si trovano numerose ville storiche, tra cui la rinomata Villa del Balbianello, tutelata dal Fondo Ambiente Italiano (FAI). Costruita nel 1787 sulla penisola di Lavedo, detta anche “Balbianello”, la villa ha ospitato illustri figure della cultura come Giovanni Berchet, Giuseppe Giusti e Alessandro Manzoni.
Negli anni ’90 è divenuta celebre anche come location cinematografica, comparendo in film come Un mese al lago (1995), Star Wars: Episodio II – L’attacco dei cloni (2002) e Casino Royale (2006). La villa è aperta al pubblico da sabato 12 marzo tutti i giorni dalle 10 alle 18, eccetto i lunedì e mercoledì non festivi.
Il calo demografico in Italia
L’Italia è spesso definita un Paese anziano: secondo le stime ISTAT, circa un quinto della popolazione ha più di 65 anni, su un totale di circa 60 milioni di abitanti. Nonostante ciò, il Paese si colloca al quarto posto in Europa per numero di abitanti e presenta una densità demografica superiore alla media.
Questo apparente paradosso è dovuto ai flussi migratori, che compensano in parte il calo delle nascite. Tuttavia, il tasso di natalità resta al di sotto di quello di mortalità, delineando un progressivo calo demografico che, secondo le previsioni, si accentuerà nei prossimi 20-40 anni.
Testo della poesia
A chi ci lascia
Au revoir caldo sole nella luce a scomparire. Au revoir ai mari e ai monti nel profondo a sprofondare, ai fiori colorati a fiorire, agli innamorati ad amare, ai bei figli a crescere, al giorno a tramontare, alla Terra ad orbitare. Au revoir Italia mia, oramai è tardi, devo andare via. Umberto F. M. Cefalà
Analisi tecnica
La poesia “A chi ci lascia” è composta da undici versi liberi
di grande musicalità e intensità emotiva. Il ritmo è scandito dalla ripetizione della locuzione francese
Au revoir
, che crea una sorta di ritornello poetico
e sottolinea la malinconia del distacco.
Le principali figure retoriche sono:
- Anafora: la ripetizione di “Au revoir” apre diverse frasi, dando al testo un tono liturgico e universale.
- Metafora: il saluto al sole, ai mari, ai fiori e alla Terra rappresenta il congedo dall’esistenza terrena.
- Personificazione: la natura diventa interlocutrice del poeta, partecipe della sua partenza.
- Allitterazione: i suoni dolci e vocalici accentuano la dolcezza del commiato.
Temi e significato
Il tema centrale è quello del distacco e della fine, inteso non come morte tragica, ma come saluto sereno al mondo. Il poeta affida alla parola francese “Au revoir” — letteralmente “arrivederci” — la speranza di un ritorno o di una continuità oltre la vita.
La poesia è pervasa da una malinconia luminosa: ogni elemento naturale — il sole, il mare, i fiori, gli innamorati — diventa simbolo della vita che continua anche quando l’uomo se ne distacca. L’ultimo verso, “devo andare via”, suggella la consapevolezza del tempo che finisce, ma senza disperazione, solo con dolce accettazione.
Commento e interpretazione
Umberto F. M. Cefalà affronta con grande delicatezza uno dei temi più difficili della poesia: il congedo dall’esistenza. La lingua semplice, la struttura essenziale e il ritmo cadenzato rendono il testo universale e intimo allo stesso tempo.
L’uso del francese accentua il senso di distanza e di eleganza formale, ma soprattutto conferisce al saluto un tono cosmopolita e spirituale. Il poeta sembra voler salutare non solo la propria patria — “Italia mia” — ma l’intera umanità, la Terra, la vita stessa.
In relazione ai temi trattati nel testo introduttivo, la poesia può essere letta anche come riflessione sul tempo che passa e sulla memoria: così come i luoghi e le civiltà mutano, anche l’uomo lascia il proprio segno per poi andare via, affidando alla bellezza e alla parola poetica il compito di durare.
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